e ti porterei dove fa così tanto caldo, in arabia...e dopo verso freddi, gelidi campi di neve...(patti s.)
incantevoli sostenitori!
voi sì, siete il mio incanto: vi manifestate quando la mia immaginazione si diletta e proietta le vostre belle facce proprio qui, tutte attorno a me...attorno mentre io sono sullo stage (non il tirocinio, carissimi...il palco!).
in questa serata primaverile, non posso non pensare a voi. difatti, negli scorsi mesi, giorni, istanti, tutto era gelo dentro e fuori. ma con la primavera tutto o perlomeno qualcosa inizia a germogliare...ancora una volta ricomincia...è il gioco della natura che di noi si prende gioco. e noi restiamo incantati a vederci cambiare dalle primavere che sfioriscono il mondo attorno a noi e noi stessi, ma che non deturpano la natura. perchè la natura delle cose è immutabile nel suo ciclico corso, nell'assenza di tempo, nell'infinità dello spazio. è un'energia che si auto-rigenera e si fa beffe dei pannelli solari.
e mi ricordo di quando ho pensato alla natura che ci osserva e ci vede declinare, a poco a poco o tutto d'un tratto, la nostra tendenza all'ideale...ci perdiamo, nella vita ci perdiamo più che nella morte. riscopriamo la nostra divinità aspirando all'ideale, e nel crescere dimentichiamo entrambi: divinità e ideale.
qualunque cosa significhi per ciascuno, l'ideale si dipinge di quei colori con cui immaginavamo noi stessi da bambini, di quando sentivamo in anticipo o con grande ritardo (?) quel che avremmo voluto essere. gli eventi trascinano e definiscono chi siamo, a volte senza chiederci alcun consenso.
e allora rivedo la bambina che fuori dal finestrino sognava e immaginava. e per lei era poetica la natura, la strada, il mare, le rotaie, e più di tutto il cielo, le nuvole, gli uccelli e il vento...
e all'improvviso non rivedo più quella bambina...mi guardo intorno, l'ho persa, ancora una volta l'ho persa, la cerco...e la ritrovo.
riflessa nello specchio.
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