troppo poco impegnata ad inaugurare una nuova era, eppure dovrei, mi è capitato di ascoltare qualcosa che non può non riportarmi a un'estate fa...
quando tutto era confuso, e a mio modo chiaro-chiarissimo...salvo poi capire, rimpiangendo, quanto quel tempo sia andato, e andato per sempre, senza possibilità alcuna di ritorno.
un'estate fa trascorrevo le giornate in salotto per non pensare a quello che ci era successo, a quello che mi succedeva, e a quello che mi sarebbe successo...nella transizione dal passato al presente e infine al futuro i soggetti si sono assottigliati, cosicchè sono rimasta da sola a pensare...e quella volta, sono andata anche oltre il mero pensiero. era un pensiero frettoloso, però.
adesso mi trovo in una stanza a scrivere, e non cambia molto da quella volta in cui ho traslocato da un appartamento ad un altro, a gorizia.
devi mordere la testa del serpente e ingoiarla, sennò il tempo ritornerà all'infinito, in una folle giravolta di eventi, sempre gli stessi. così pensava nietzsche.
cos'è rimasto di quell'estate? e cos'è rimasto di quell'appartamento? e cosa posso fare di quel che resta?
quell'estate mi ha insegnato che gli eventi non tornano, e ogni decisione è irrevocabile, e ogni rimpianto soltanto l'infantile inadeguatezza alla vita.
perchè è così difficile esprimersi? e piangere? e ridere di se stessi insieme agli altri?
"vorresti sapere attraverso cosa sono passato in tutto questo tempo?"...
quell'estate mi ha insegnato a non condividere più nulla, con nessuno...
facciamo spazio a tutto, fuorchè a noi stessi...